Nel contesto della revisione intermedia in corso della politica di coesione dell'UE, la presidenza del Consiglio ha raggiunto oggi un accordo provvisorio con i negoziatori del Parlamento europeo per affrontare al meglio le sfide strategiche attuali ed emergenti legate alla coesione economica, sociale e territoriale. Tra queste figurano, in particolare, la difesa e la sicurezza, la competitività e la decarbonizzazione, l'edilizia abitativa a prezzi accessibili, le misure relative all'acqua e le sfide che le regioni di confine orientali si trovano ad affrontare.
Il cambiamento è riassunto nelle parole della Presidenza danese di turno al vertice del Consiglio: "L'UE deve fare molto di più per potenziare la propria difesa. L'accordo odierno, che si basa sul lavoro svolto e sull'accordo del Consiglio raggiunto durante la presidenza polacca, consentirà agli Stati membri di destinare i fondi di coesione dell'UE alla difesa, alla sicurezza e alla preparazione civile."
L'accordo provvisorio rprevede nuove norme che modificano i regolamenti del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), del Fondo di coesione, nonché del Fondo per una transizione giusta (JTF) e del Fondo sociale europeo Plus (FSE+). Il testo contiene modifiche mirate al quadro normativo dei fondi della politica di coesione per allineare le priorità di investimento all'evoluzione del contesto economico, sociale e geopolitico, nonché agli obiettivi climatici e ambientali dell'UE. Il loro obiettivo principale è allineare gli investimenti della politica di coesione alle nuove priorità, in particolare difesa e sicurezza, competitività e decarbonizzazione, alloggi a prezzi accessibili, accesso all'acqua, gestione sostenibile delle risorse idriche e resilienza idrica, transizione energetica e sfide che le regioni di confine orientali si trovano ad affrontare. A tal fine, il testo introduce maggiore flessibilità e incentivi per facilitare il rapido impiego delle risorse e accelerare l'attuazione dei programmi.
Elementi principali dell'accordo sono:
- l'introduzione di deroghe al Regolamento sulle Disposizioni Comuni (RDC) - il corpus unico di norme per i fondi UE erogati congiuntamente con gli Stati membri e le regioni - in materia di pubblicità delle operazioni nell'ambito degli obiettivi relativi alla difesa;
- l'abbassamento della soglia per ricevere bonus aggiuntivi a livello di programma, come un ulteriore prefinanziamento e una proroga di un anno dell'ultimo anno di ammissibilità, con particolare attenzione agli Stati membri che hanno un solo programma;
- l'attenzione particolare e un sostegno eccezionale alle regioni situate al confine orientale dell'Unione;
- l'introduzione di disposizioni aggiuntive in materia di flessibilità per gli Stati membri che soddisfano i requisiti di concentrazione tematica a livello di categoria di regioni;
- l'introduzione di un nuovo articolo in ciascun regolamento per confermare che gli impegni sospesi dalle misure adottate nel contesto del regolamento sulla condizionalità non possono essere soggetti a modifiche o trasferimenti di programma. Lo stesso vale per gli importi eccedenti l'importo di flessibilità e corrispondenti agli obiettivi specifici valutati negativamente dalla Commissione sulla base dell'applicazione delle condizioni abilitanti orizzontali previste dal Regolamento sulle disposizioni comuni (RDC).
Inoltre, nel caso del regolamento FESR e del Fondo di coesione, nonché del regolamento JTF, l'accordo introduce un'estensione del campo di applicazione per gli obiettivi specifici relativi alle infrastrutture energetiche e di difesa o alle infrastrutture a duplice uso.
Contesto
In attuazione del Piano ReArm Europe, il 1° aprile 2025 la Commissione ha pubblicato la comunicazione "Una politica di coesione modernizzata: revisione intermedia", unitamente a due proposte legislative che modificano: (i) i regolamenti sul Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), sul Fondo di coesione e sul Fondo per una transizione giusta (JTF), e (ii) il regolamento sul Fondo sociale europeo+.
Questo pacchetto coglie l'occasione della revisione intermedia in corso dei programmi di coesione, il cui obiettivo è riallocare la "riserva di flessibilità", corrispondente al 50% della dotazione di tutti i fondi per il 2026 e il 2027, per introdurre nuove priorità derivanti dalle attuali sfide geopolitiche ed economiche. Le proposte di adeguamento dedicano particolare attenzione a: difesa e sicurezza, anche sotto il profilo della competitività, regioni al confine orientali, alloggi a prezzi accessibili (compresi gli alloggi sociali), accesso all'acqua, gestione sostenibile delle risorse idriche e resilienza idrica, transizione energetica (decarbonizzazione) e sviluppo urbano. Prevedono, infine, incentivi finanziari per i programmi che destinano la riserva di flessibilità a una qualsiasi di queste priorità (prefinanziamento più elevato e finanziamento UE fino al 100%). Qualora i programmi destinino almeno il 15% della loro dotazione a queste priorità, riceveranno un prefinanziamento aggiuntivo a titolo di bonus e una proroga dell'ammissibilità di un anno (fino al 31 dicembre 2030).
La Commissione Europea ha presentato la Strategia Quantum Europe per rendere l'Europa leader mondiale nel settore quantistico entro il 2030. La Strategia promuoverà un ecosistema quantistico resiliente e sovrano che alimenterà la crescita delle startup e trasformerà la scienza rivoluzionaria in applicazioni pronte per il mercato, mantenendo al contempo la leadership scientifica dell'Europa. Le tecnologie quantistiche rappresentano una rivoluzione dalle implicazioni fondamentali per affrontare sfide complesse: dalle innovazioni farmaceutiche alla sicurezza delle infrastrutture critiche. Offriranno nuove opportunità per la competitività industriale e la sovranità tecnologica dell'UE, con un forte potenziale a duplice uso per la difesa e la sicurezza. Entro il 2040, si prevede che il settore creerà migliaia di posti di lavoro altamente qualificati in tutta l'UE e supererà un valore globale di 155 miliardi di euro.
La Strategia si concentra su cinque aree: ricerca e innovazione, infrastrutture quantistiche, rafforzamento dell'ecosistema, tecnologie spaziali e a duplice uso e competenze quantistiche.
Include le seguenti azioni:
1) Lancio dell'iniziativa di ricerca e innovazione Quantum Europe, un'iniziativa congiunta dell'UE e degli Stati membri per sostenere la ricerca di base e sviluppare applicazioni in settori pubblici e industriali chiave.
2) Creazione di un centro di progettazione quantistica e di sei linee pilota per chip quantistici, con un finanziamento pubblico fino a 50 milioni di euro, per trasformare prototipi scientifici in prodotti realizzabili.
3) Lancio di un centro pilota per l'Internet quantistica europea.
4) Espansione della rete di Cluster per le Competenza Quantistica in tutta l'UE e creazione dell'Accademia Europea delle Competenze Quantistiche nel 2026.
5) Sviluppo di una Roadmap per la Tecnologia Quantistica nello Spazio insieme con l'Agenzia Spaziale Europea e sostegno alla Roadmap Tecnologica nel campo degli Armamenti Europei.
Questa strategia mira ad aumentare la quota di finanziamenti privati globali che le aziende europee del settore quantistico ricevono, attualmente intorno al 5%, per stimolare la crescita di startup e scaleup europee e promuovere l'adozione di soluzioni quantistiche europee da parte delle industrie europee.
Una volta lanciata la proposta, parte l'iter di implementazione. La Commissione lavorerà a stretto contatto con gli Stati membri e la comunità quantistica europea, inclusi il mondo accademico, le startup, gli attori industriali e gli stakeholder dell'innovazione, nonché i loro rappresentanti, per trasformare gli obiettivi della strategia in realtà. verrà costituito un comitato consultivo di alto livello che riunirà i principali scienziati ed esperti di tecnologia quantistica europei, tra cui premi Nobel europei per la quantistic e fornirà una guida strategica indipendente per l'attuazione della Strategia
E' prevista inoltre, la presentazione entro il 2026 della proposta di un atto legislativo, il Quantum Act, che rafforzerà ulteriormente l'ecosistema quantistico e gli sforzi di industrializzazione, incentivando gli Stati membri, le aziende, gli investitori e i ricercatori a investire in impianti di produzione (pilota), nell'ambito di iniziative nazionali o regionali su larga scala a livello dell'UE.
Ad ogni Vertice europeo si concentrano le ambizioni strategiche dei leaders europei, nell'intento comune e nella convinzione che si possa agire insieme per tracciare una direzione e stabilire di conseguenza una tabella di marcia.
Non da sempre. La data spartiacque nella configurazione di due livelli nel processo di integrazione europea, quello strategico e quello operativo, è l'inizio del terzo millennio, quando la Commissione europea, allora sotto la guida di Romano Prodi, adottò per la prima volta un documento strategico con una visione a dieci anni, che si volle chiamare Strategia di Lisbona e di fatto segnò l'ingresso anche dell'Europa nell'era del digitale.
E così via, sulla base dell'assunto che istituzioni avvedute e ben governate fossero in grado da allora in poi di anticipare lo sviluppo degli eventi, regola d'oro per mantenere la competitività sulla scena globale.
In realtà, con il classico senno di poi, si può affermare che il terzo millennio segna il progressivo arretramento del continente europeo nell'arena della competizione mondiale, troppo lento e articolato al confronto di paesi come la Cina e non solo, rimasti sino ad allora nel cono d'ombra della storia. Il connubio impensabile tra capitalismo e variegate declinazioni di centralismo statale hanno fatto da formidabili incubatori dell'ascesa economica.
In Europa ci siamo raccontati una storia diversa: quella della civiltà democratica e liberale , che ha in sè la forza di irradiarsi e contagiare il resto del mondo. Pazienza per le tante contraddizioni al suo interno, in primis quella di 28 ( e poi 27) stati membri che si mostrano incapaci, nel nome delle rispettive dviersità, di formare un continente unito, e non si accorge cjhe così facendo si avvia ad un confronto impari con il Golia asiatico.
Oggi, le ambizioni visionarie riguardo al futuro sono completamente sepolte dal passo violento della storia, che d'improvviso ha preso a camminare troppo in fretta per le possibilità di un continente, non a caso definito vecchio, di starle dietro.
E dunque, a Bruxelles domani i 27 capi di stato e di governo resteranno inchiodati alle proprie sedie a lungo, con ogni probabilità, per un'agenda dei lavori che si riassume in un dilemma di fondo: che fare a cose già fatte?
Negli anni recenti una spinta forte verso il futuro, oggetto allo stesso tempo di contrasti interni, è stata data dall'urgenza di far fronte ai nodi epocali nel cammino dell'umanità, rappresentati dai cambiamenti climatici e dalle innovazioni tecnologiche radicali, quali l'intelligenza artificiale.
Oggi il punto di fuga del disegno europeo è il riarmo, da cui ci si attende sicurezza, sviluppo economico e affratellamento nel nome della comune necessità di difendersi dai lupi e dagli orsi. E' davvero una curiosa metafora che al summit del G7 in Canada la scorsa settimana, i leaders si siano ritrovati in una località protetta da una cintura serrata di trappole contro gli orsi, che poi sarebbero i frequentatori abituali della zona.
Però si vive anche di speranza. Il differenziale tra la paura e la speranza sarà la misura della nuova Europa che inevitabilmente dovrà (ri)sorgere dal nuovo (dis)ordine mondiale.
CLS